Si survey chi può.
1. E’ il caos che avanza o il caso che è fermo in attesa?
La domanda mi lascia interdetta, la salto come faccio spesso quando non so cosa rispondere.
Il tempo ora non mi manca più. Mi lasciano il tempo che voglio. Ora sono io a decidere.
“Signora si metta in fila e rispetti la distanza”. La cassiera passa la tessera fedeltà, sfilo la carta di credito anche se l’importo e`molto basso, non voglio contatti con i contanti, digito il pin e scorro piu`avanti, come i pezzi sul rullo della cassa. Una volta sognavo l’addetto alle buste della spesa, come quello che avevo trovato nell’anno 1999 alla cassa del Safeway a San Francisco, nel quartiere dell’arcobaleno. Allora apettavo il 2000.
Oggi, 21 anni dopo, non si può aspettare, paghi, riempi il carrello e vai fuori ad impachettarti la spesa come ti pare, anche in ordine alfabetico. Smalto e rossetto sono un vago ricordo di quando non avevi problemi a tossire in pubblico. Ora sono tutti DOC, che non e`l’etichetta di un vino pregiato ma un distubo ossessivo compulsivo dettato dalle nuove norme igieniche visibili ovunque.
Peccato non ci sia più neanche il tizio che ti sblocca il carrello al parcheggio del supermercato. Siamo soli, tra i vari reparti, a misurare la distanza. Come se prima la distanza non ci fosse mai stata, quando il tossico dormiva per strada e magari era pure morto e gli passavamo accanto facendo finta di niente, mentre passeggiavamo nei nostri giardini d’amianto.
Quando non sapevamo neanche cosa fossero le RSA e i vecchi erano solo dei rompicoglioni e pagavamo gente per assisterli in ospedale invece di dargli una parola di conforto.
Ora no. Tutti i mali sociali sono sotto la lente di ingrandimento, sappiamo come si lavano correttamente le mani e piangiamo i nostri morti e partecipiamo ai loro funerali on line, denunciando una solitudine che per anni abbiamo rincorso.
“Ciao nonna, come stai?” Ha 94 anni e ci seppellirà tutti, ma lei è fortunata, sono secoli che vive in quarantena, segue le messe in televisione e ogni giorno è circondata da figli, nipoti e pronipoti. Non le va di uscire e si concentra sulle lavatrici da fare, i panni da stendere in un certo modo, che poi non occorre stirarli, basta piegarli nel modo giusto. Ci stressa dalla mattina alla sera ma finchè lo fa sappiamo che sta bene, nonostante gli acciacchi che ha da quando ho memoria.
I genitori invecchiano, i nonni no perchè vecchi lo sono da sempre.
Ma tanto della città le sono sempre interessati soltanto la chiesa e il cimitero, per questo forse non esce più. Il figlio lo può piangere ogni giorno anche da casa e la comunione la domenica gliela portano in cucina. Il suo mondo è lì. La bacio sulla testa, anche se è vietato. Lei mi guarda e mi sorride, tanto lo sappiamo soltanto io e lei.
Mi hanno appena chiesto di scrivere un racconto urbano ma non posso. Un racconto non può essere solo introspettivo, ci vuole il diagolo altrimenti rompe il cazzo. Nessuno vuole leggere i tuoi discorsi mentali e oggi è richiesta la sintesi, testi brevi e concisi. I tuoi milioni di follower mettono cuori se abini una frase ad un tuo selfie, cazzo gli interessa di di ciò che pensi? Occorre saper stupire, non importa come, l’inaspettato ti rende l’eroe del giorno, il successo dipende da quante persone raggiungi e da quante sei seguito.
Che poi che cosa seguano non si sa.
Una colata di cemento ci ha resi suburbani e subumani. Il mondo ha cambiato colore e i rifiuti tossici sono sepolti sottoterra mentre sopra c’è aria che non inquina più ma nasconde soltanto un nemico invisibile.
Un tempo c’era anche l’odio, quello me lo ricordo bene, quando eravamo tutti ammassati dentro un treno e la gente puzzava e la odiavi, sticazzi dell’orientamento al prossimo, dell’intercultura e dell’integrazione. Se puzzava puzzava. L’altro occupava solo uno spazio, limitando il tuo e togliendoti aria, aria che sapeva di tutto fuorché di ossigeno.
Oggi l’odio non c’è più, in pochi mesi è sparito e nel mondo siamo tutti uguali e con il pugno verso il cielo gridiamo un nome che comprende tutti, anche la gente dimmerda.
Come faccio io ora a parlare del cemento nel quale sono nata? Come faccio a dirvi che il verde non è il mio colore preferito? E che ho appena letto apocalittico invece che apostolico?
L’attitudine mentale cambia il mondo, perchè in realtà il mondo non è mai cambiato.
Se non fosse per gli animali da balcone e per le pubblicità che ora dalla cascina del mulino bianco sono passate alla fattora in cucina, dove la famiglia ha ristrovato se stessa nonostante la mancanza di spazi. Anche quando i membri sono animali a due zampe.
Soltanto il mio di mondo non è più come prima.
Le nostre maschere non spaventano più e puoi girare anche con il casco in testa, non importa più a nessuno che tu non sia riconoscibile e a te sta anche bene, quando vuoi soltanto nasconderti.
2. Pensi mai al passato?
Questa domanda non mi turba e scrivo: “Sì , certo, penso al passato perchè non vedo futuro.” “Dov’è il futuro. Dov’èèèèè???? Me lo vuoi dire, cazzo, dove sta?”.
Grido, come se un questionario potesse rispondermi. Il cane si alza e abbaia con la coda in alto ferma. Gli faccio un cenno di stop con la mano aperta e lei smette di abbaiare e si sdraia di nuovo vicino ai miei piedi.
Io mi alzo dalla sedia, mi devo calmare altrimenti poi arrivano, se percepiscono qualche sbalzo d’umore.
Ci ho appena pensato al passato, non troppo lontano.
Da allora scrivo solo risposte a domande.
È passato un anno da quando il nostro Premier annunciò i test di massa gratuiti per tutti. Bisognava decidere se le scuole potessero essere riaperte in sicurezza. Le attività piano piano avevano ripreso, un po’ alla volta, dopo il lock down.
Il risultato andò oltre l’immaginario, visto che quasi tutti risultarono essere entrati in contatto con il nemico. L’unico nemico con il quale il mondo continua ancora a combattere, nell’attesa che il prossimo vaccino funzioni.
Tutte bufale, fake news, una dietro l’altra, pagliacciate abilmente montate, una valanga di soldi investiti nella ricerca e ora in tasca a chissa`chi. Un fallimento totale.
Il risultato? Io qui chiusa, come i carcerati.
Perchè non mi sono ancora ammalata, perchè non ho anticorpi e sono un Tipo 1. Da quando avevo 6 anni. Un’altro nemico invisibile. Il diabete.
Ora ne ho 46 e da 5 anni vivo con un DAD, che non è quello che pensano tutti coloro che si sono ostruiti la bocca con la nuova istruzione, ma è un Diabetic Allert Dog, oltre che una femmina di border collie attenta a tutto e soprattutto a me.
Uno dei pochi cani sentinella rimasti, perchè oramai ci si affida soltanto agli scanner per qualsiasi cosa. Ma io resto fedele a lei, per non dimenticare chi sono.
O almeno cosa ero prima di restare confinata in un angolo di città che da un anno non so più com’è.
La città fantasma si è ripopolata in fretta durante la fase 2. Ne sono seguite altre di fasi di cui ho perso il conto visto che la mia libertà è ancora nella fase x.
3. Hai la possibilità di scrivere ciò che vuoi per un massimo di 2000 caratteri compresi gli spazi. Cosa scriveresti?
“Questa volta hai superato il test. Hai affrontato l’isolamento e hai avuto pazienza ma soprattutto hai seguito le regole.
È solo una questione di controllo, l’autocontrollo che non tutti hanno. Anche un piccolo difetto può essere la tua salvezza. Ciò che ti ha cambiato la vita te l’ha anche salvata. Hai presente “The Cube?”, ecco pensa a chi è riuscito ad uscirne vivo. La tua debolezza che ti mette a rischio ogni giorno ora è la tua forza.
Sei stata selezionata, insieme ai pochi altri che come te non hanno sviluppato anticorpi.
Sei entrata a far parte di un programma militare.
Il futuro non sarà lungo per molti. Sappiamo che il virus tornerà e purtoppo abbiamo scoperto che andrà a cercare coloro che ha già trovato. Sarà diverso e peggiore. Gli anticorpi sono segni che lascia per riconoscere dove e con chi è già entrato in contatto e ha lasciato una parte di sé nascosta. Una parte che non è morta ma deve soltato essere riattivata, dove sarà più facile per esso crescere e diventare più forte. Dove le persone sono troppo sicure di non aver più bisogno di precauzioni. Le stesse persone che non seguendo le disposizioni all’inizio si sono infettate ed hanno generato la pandemia globale. Una crescita esponziale di superficialità, presunzione ed arroganza. I virus peggiori del mondo.
Doveva essere un esperimento e invece è diventato un inferno nel quale stiamo cercando di salvare il salvabile. Prepara una borsa con poche cose. Verranno con un furgone DHL. Prepara anche il tuo cane”.
Metto un punto e sono decisamente entro i limiti imposti al mio pensiero.
Poi aggiungo: “Forse domani andrò al 41bis.”
Di Regina Re
Per i complottisti ed esperti di teorie al mentolo, per gli opinionisti da tastiera si precisa che ogni riferimento a persone e fatti è frutto di pura fantasia.