mercoledì 19 settembre 2012

le poveruomm'






Indicizzare, mettere titoli adeguati perché il tuo blog sia visibile…meglio essere invisibili in certi casi.
Dico io, bisogna studiare l’andamento del mercato, i titoli della borsa, qualche parola hard, sconti per i pannolini, il faidate faipertre anticrisi (della serie fatte il segno della croce da solo per tre volte ) ma secondo me mettere i titoli a cavolo per farti trovare è la soluzione più semplice.
Siamo sempre a spasso sui chiodi , versione fast & furious (nel senso che bisogna essere tanto veloci quanto furiosi) ed essendo abbastanza timida per esporre troppo i sottostanti versi, metto un titolo scem’ così in giro per il web sono spersi!


 

Le por homme
(per chi non conosce il francese, la traduzione: "Il poveraccio")


chiodo scaccia chiodo
chiodo scaccia chiodo
chiodo scaccia chiodo
chiodo scaccia chiodo
ho un chiodo in gola tesoro
sii sincero te ne prego
non ti dispiace fare il muro vero?


Regina Re





martedì 18 settembre 2012

chiodo fisso











Di solito quando si parla di "chiodo fisso" si pensa sempre a qualcosa o qualcuno che ci ossessiona, un pensiero fisso che come un chiodo portiamo piantato nella nostra mente. Difficile tirarlo via, difficile decidere di vivere con un buco in mezzo alla fronte.
Ma se fossi tu il chiodo?



Chi odo?

Sento soltanto rumori ovattati e vociare di sottofondo, a volte un interminabile silenzio che viene squarciato dallo sbattere di una porta che si chiude, o si apre…non so
Mi hanno detto che ero nato per fare qualcosa di grande, che ero stato forgiato per durare in eterno, la mia forza e la mia resistenza sarebbero state le mie carte vincenti, la bellezza non avrebbe contato nulla
Ho atteso con ansia il giorno in cui mi avrebbero testato e mi ero lucidato per quell’appuntamento e proprio per la sicurezza che avevo comunicato fui scelto
Ero orgoglioso di quel ruolo, quando si è fatti in serie di solito vieni comperato in un pacchetto e chiunque può essere scelto
Nonostante la mia inesperienza e la mia paura di non essere all’altezza giusta in quella parete immacolata, avevo detto a me stesso che ce l’avrei fatta
Ho fatto tutto, tutto ciò che un chiodo può fare
La situazione dentro è statica, un chiodo è fermo nel suo muro
Il problema è la sua testa che ascolta
un chiodo pensa e pensa che la giornata non è mai finita
La sua giornata è resistere al quadro, alla cornice, ad altro
L’altro è lo sguardo ti chi ti tiene sott’occhio
Se il quadro cade non è colpa del muro
E’ colpa del chiodo che non è nessuno
Io sono un chiodo anomalo e vivo nel muro del silenzio
Chi odo mi osserva perché non sono ancora caduto
Attento tu con il martello pronto a sferrare l’ennesimo colpo
Prima o poi sbaglierai il tuo tiro
E oltre a crepare il muro
Ti creperai pure il dito


Regina Re



venerdì 14 settembre 2012

TEMPEST



La ”Tempesta ElettroMagnetica di Particelle Emozionali Segrete Trasmesse” , codici, chiavi, chi parla senza parlare a chi ascolta il silenzio.
Il silenzio spesso va tradotto.
E spesso occorre stare in silenzio per saper ascoltare.


“Silenzio!”

Stai zitto, smetti di parlare almeno una volta che quella muta voce proprio non si sopporta
Non sono un genio, come avrai notato e il genio non passa mai inosservato
Geni si nasce e c’è invece chi si perde nelle genialità di chi il genio ce l’ha
Io amavo parlare e mi si rimproverava di non ascoltare
Allora ho cominciato ad ascoltare ma le orecchie mi facevano male
Allora persi il genio della parola e sono una debole
e ho un debole per chi non mi ascolta.


Regina Re







mercoledì 12 settembre 2012

fai la differenza






Neanche fosse un comandamento: “Fai, fallo, dai…e che cavolo!”
Certo, io sono diversa, ma come no…non lo vedi? Ah, mi ero dimenticata che anche tu devi fare la differenza, anche lui, anche quell’altro, siamo tutti impegnati a distinguerci, a renderci unici.
D’altra parte ci sono milioni di modi per distinguersi, per essere unici ma il modo migliore resta sempre uno e uno è essere il primo di tanti…sì cari miei, proprio lui, il numero uno.

“No, non va, bisogna essere attenti ai particolari essenziali perché oggi di numeri uno ce ne sono proprio tanti. Dove tu hai appena piazzato la tua bandiera, qualcuno l’aveva già piazzata ieri sera…”

Ma come, non c’era proprio nessuno? Te lo assicuro, mi sono guardato bene tanto dall’essere preceduto quanto dall’essere seguito da qualcuno, sono io, sono uno, io sono l’unico astuto!

“Bada bene che non c’è un principio assoluto, anche l’uno si piega al volere di chi non è nessuno!”

Ma se io sono nessuno, allora sono io il numero uno!
Ma come si può fare la differenza? Se sei un numero uno che cosa ti sottrai? Ma certo, sei tu l’unico elemento e il resto è zero, è neutro
Attento che lo zero ti prende per il culo, ti fa credere che non vale niente…è come chi dice che Dio non esiste, allora Dio è zero e lo zero ti diventa Dio.
Se tu non vali nulla…sei forse Dio?

“Il numero uno è un principio divino, chi saresti tu, forse Dio?”

No, Dio per me può tutto ed io voglio tutto ma non posso nulla…no, io non sono Dio, io sono solo, forse troppo e Dio non è solo come me, Dio è tre.

“Fare la differenza non significa dare i numeri”

Anche quelli, per darli bene, bisognerebbe dare quelli giusti, ne bastano pochi e hai vinto cazzo, una marea di soldi e quelli sì, quelli fanno proprio la differenza

“Bel modo alternativo di distinguersi!”

E certo, bel modo di distinguersi invece è fare l’alternativo, vero? Un’alternanza di contraddizioni. Gli alternativi si bucano i calzoni per perdersi i soldi, per far finta che non ne hanno. E poi guardano te, povero deficiente che ti spacchi per niente.
Fai la differenza è la moda alternativa a fai la cosa giusta, perché fare la differenza diventa fai la cosa sbagliata, se tutti fanno quella giusta.
Non è il contrario, se tutti vanno nella direzione opposta al senso di marcia…allora fai la differenza è seguire in pieno la regola.

“Le regole sono le perle di una catena, il tuo regalo quando sei nato…”

Sai che ti dico? La conoscenza ammazza la differenza.
Forse l’unico modo per distinguersi è non essere mai nati.



Regina Re







↑ elevandosi




In ascensore, elevandosi verso i piani alti che dominano le varie targhe affisse all'entrata di un palazzo a vetri, quelli a specchio che vedi fuori ma non vedi dentro, dove senti soltanto squilli di telefoni e le porte sono aperte perché chi lavora tiene la porta aperta.
L'unico saluto gentile che ricevi prima di passare la tua tessera magnetica è il buongiorno del portiere. Dal buongiorno decidi se prendere le rampe oppure inchiodarti davanti le porte chiuse e spingere il pulsante verso l'alto. L'alto è fondamentale perché se la freccia è verso il basso te ne vai dritto nel garage e poi ti fai un giro panoramico brevissimo, il tempo che le porte si aprano e si chiudano, frazione di tempo durante la quale altre facce in attesa decidono di mischiarsi o no nel tuo stesso spazio.
L'ascensore trasporta il carico, gli odori, anche il fumo dall'esterno è ammesso ad essere trasportato nonostante i divieti affissi in ogni angolo. Mi porto il mio "one" di CK e le mie Camel Light blu morbide che poi verranno costrette in una sala fumatori chiusa ermeticamente. Lì il mio odore non è distinguibile dagli altri profumi, il fumo è fumo e basta e le mie Camel Light blu sono anonime.
E’ anonimo il mio ciao, anche il mio colore di capelli. Il violino profondo era più profondo di questo colore modificato dai giorni trascorsi in un luogo dove al sole è permesso entrare senza chiedere permessi. Sono modificata ma nessuno se ne accorge. Mi sta anche meglio questo colore ma non durerà a lungo. Ritornerò dentro me stessa e nel profondo del viola molto presto.
L’ascensore trasporta anche due anonimi individui verso l’alto delle loro illusioni.
Uno dei due all’altro, con un accento del Nord: “Hai visto, c’ho la borsa professional…non c’è un cazzo dentro…”

Regina Re





martedì 11 settembre 2012

squarci di realtà




la realtà e il suo ricordo sono racchiusi in squarci di buio e luce
le camere oscure delle nostre menti attendono che la lama sottile si insinui nei nostri buchi perché al cervello sia dato un input a registrare la nostra vita: 


“click”

Paura e sicurezza, paura della sicurezza, la sicurezza di aver paura
Alternanza di luci e ombre, click, sbattere ciglia, click, fotografia
Immagini impresse , luce e contorni scavati nel buio
Camera oscura, nuda, lasciati andare
Scatola chiusa, lasciami entrare
perché io rovesci il mondo, fuoco sei occhio
la distanza non conta e fisso su di te le mie mani
e ti imprimo perché tu possa ammirarti
e il tuo ricordo ritrovarsi nei miei sguardi


Regina Re






lunedì 10 settembre 2012

imperativo: "incatenati alla libertà"


dimmi di muovermi e starò ferma, dimmi di fermarmi e non smetterò di muovermi…
ma quando qualcosa si muove dentro te, lo spostamento assume un’altra connotazione e la “crescita” diventa l’unità che misura la tua nuova condizione
la libertà di movimento diminuisce ma per assurdo aumenta il raggio d’azione
l’egoismo che ti governa e l’ altruismo nel governare l’altro diventano i protagonisti di una partita il cui risultato è già stabilito
siamo nati per assaporare il valore della libertà e restare una vita con la voglia di esserne sazi
siamo nati per modificarci insieme alle modifiche che la natura ci concede
siamo nati per amare la natura e cibarcene come ogni cosa che si ama
siamo nati per far nascere chi si ciberà di noi
chi ci amerà e ci farà male, come soltanto l’amore è in grado di fare
chi ci odierà perché non sa cos’è l’odio
chi darà un nuovo valore alla nostra libertà
e libero dalla paura di essere libero
liberandoci ci incatenerà:


“legame”

e proprio non mi riesce di essere seria, neanche quando lo sono
e quanto più sono vera, tanto meno ce l’ho scritto sul mio volto
contraddizioni di fondo travestite da perfetta coerenza
ed ogni gabbia dipingo di rosa in fondo alla mia testa
e non sento leggi e non ho padri né padroni
ma se mi guardi schiava sono dei tuoi occhi
un tempo veneravo tutto ciò che c’era di più grande
ed ora ogni cosa così piccola al tuo cospetto appare
un punto senza forma che fluttua in un buco nero
un punto bianco che solo risplende nel mio cielo
plasmato nella forma pian piano hai preso vita
e subito con uno sguardo ti sei preso quella mia
un’anima dentro un’altra non è mai stretta
se tra le due alleggia una sintonia perfetta
non penso sia possibile pensare senza pensarti
che l’unica cosa che mi viene è solo di amarti
quello che mancava e ora non manca più
era dentro me e con me c’eri soltanto tu
ti ho detto i nomi delle cose per poterci parlare
ma ora quando mi parli vorrei sentirti strillare
zitto, ascoltami e fai finta di non capirmi
tutto è lecito se dietro me ti incammini
conto i tuoi passi e tu ora il tempo rincorri
dove un tempo  vivevano solo i miei mostri
ti ho detto di crescere ma non sembrare grande
il pensiero mi fa sorridere e piangere all’istante
la paura non ti sfiora e ne vado fiera
sei tu l’unica catena che ora mi frena
e non fai mai male, non sei stretta
e in questo vortice mi tieni ferma
l’unica catena che mai vorrei spezzare
che mi lega le mani per lasciarti volare

a mio figlio


Regina Re




giovedì 6 settembre 2012

meet people...be unique



circondati, accerchiati, studiati, programmati…chi di voi ha il coraggio di sentirsi solo?
l’unica solitudine che ti è concessa è quella di essere “solo” un numero
allora, perché maledire l’unica condizione che ti rende unico?
perché volersi liberare dell’unico Stato che ti rende libero?
non mi fraintendete ma il tempo della solitudine vera è così limitato che non perdo tempo a limitarlo:


“Il potere”

Solitudine 

e nulla di negativo è in essa
se la si apprezza
cogli il genio con cui questa sposa ti veste 
quando il tocco della sua mano ti lacera la pelle
non puoi nasconderti quando nessuno ti può vedere 
e puoi toglierti da quella posa scomoda 
che ti si addice molto 
ma ti rende cosí monotona
toni di luce sul tuo viso 
quando apprezzi la mancanza di qualcosa 
che da te si snoda e ti abbandona
sei sola e sei vuota 

e del nulla sei padrona


Regina Re










mercoledì 5 settembre 2012

Nightmerd





Nightmerd 


Sei immobile 

vuota, 

ancora una volta,

mentre attendi 

con la tua testa accanto

inutile al momento,

mentre ti penso.

Cuori rossi e e fiori

in confezione regalo

imbalsamata mi guardi

dall'alto,

con due corna in testa

tra le stelle di cioccolato.

Sei la mia Bambi 

con gli occhi da cerbiatto

ti penso a colazione

il mio cornetto appena fatto!

Sei sulla mia frequenza

dai, cerca la mia stazione

che se ti sposti un pochettino 

prendi pure radio Giappone.

In questa notte speciale

sarò l'uomo delle stelle

e nel cielo di cartone

disegnerò un ascensore

per portarti in alto

e poi lasciarti cadere.

Non è fuoco cara,

è acqua che scende

mentre spingi il pulsante

e il tuo pensiero si accende:

“Non è un effetto speciale.

È una merda cadente.”


Regina Re


*Una romantica poesia per San Valentino pubblicata nella raccolta “Un niente per due” di Matisklo Edizioni.




martedì 4 settembre 2012

un debole per la debolezza


“devi essere puntuale”, “punta l’obiettivo”, “puntualizza”, “è soltanto la punta dell’iceberg”, “è un punto di non ritorno”, “mettici un punto”
i punti sembrano così forti ma nascondono le più forti debolezze:


“Questione di punti”

Il punto è quel piccolo essere che puntualizza, da solo può significare soltanto se stesso, vuole dire che c’è qualcosa che esiste, magari puoi vederlo meglio con una lente di ingrandimento e scoprire che ci sono miliardi di esseri in quel minuscolo contesto.
Il punto è anche la fine e il nulla dopo la fine o la fine del nulla e l’inizio di tutto, il punto è un neo che ti caratterizza anche se non fa parte del tuo carattere. Il punto e i suoi simili insieme sono fiato sospeso, sono spazio all’immaginazione, ti lasciano la piena libertà di continuare a respirare e la possibilità di sognare per un istante…sino a quando le parole si impongono a riportarti alla vita reale.
I punti non mi amano ed io li snobbo ma sono proprio le cose che non amo ad affascinarmi più delle altre.
Troppo facile capire chi ti capisce…non hai proprio tanto da capire.
I punti di vista sono quelli più gettonati, ognuno reclama il suo perché con un microfono in mano si ricorda che sa pensare e le luci puntate danno coraggio e, per un istante, c’è un momento da star per tutti noi: “Vai, è il tuo momento, colpisci con il tuo tatento!”.
Se hai cinque minuti di tempo per descrivere te stesso è come se avessi una pistola puntata alla tempia, è una questione di vita o di morte, no…non puoi sbagliare altrimenti quei mille punti che ti sei guadagnato con la tua voce studiata allo specchio e il tuo sguardo ammiccato…aimé cadranno miseramente come il tuo bel pantalone sopra quel calzino bianco.  
Ma quando le luci si spengono il nero che circonda appare come una macchia infinita di incontabili punti. E’ li che mi piace strisciare, nel silenzio dei presenti troppo presi ad ascoltare, tra i loro calzini nascosti sotto i pantaloni, tra i completi intimi assolutamente fuori moda, tra fiori e righe che ti farebbero inorridire…
Ma oggi chi si cura del tono? Ci si dà un tono ma i colori si lasciano al caso.
E’ un caso la moda perché anche se ne sei fuori ci rientri prima o poi, non buttare e non gettarti perché anche il vecchio è sul mercato e qualcuno prima o poi può ripescarti. Eccola lì, me la ricordo quella tipa in un’aula, quel giorno di prova davanti la telecamera. Vendersi in cinque minuti, impresa assai ardua, c’è chi si prepara una vita e chi invece la vita se la prepara in cinque miseri minuti.
Ciò che disse passò inosservato ma è ciò che fece che lasciò di sasso.
Il sasso è un punto forte che ti lascia un segno, sei stato colpito ma quando il tuo segno è sparito arriva il momento di dare il benservito.
Ciò che fece quella tipa fu tutto ciò che non si doveva fare ma lo fece talmente bene che passò quell’esame…
Un’opportunità all’orizzonte appare un sogno di fronte alle tante minacce , tra te e il sogno un insieme di punti, alcuni li vedi perché sono forti, gli altri restano nell’ombra, silenziosi….nascosti…
La tua forza si misura in punti che nessuno ti dà alla cassa quando paghi…striscia dentro te stesso e, alla fine, ti venderai.

Regina Re


lunedì 3 settembre 2012

chi è...è



mi piace saltare da un luogo all’altro del mondo di me stessa, senza una logica, seguendo la mia, sebbene io ne sia priva…
il mio obiettivo non è sicuramente quello di insegnare qualcosa che non sapete già, non sarei comunque in grado di farlo…
il mio obiettivo è non avere obiettivi e buttare qui dentro parole, il risultato sarà quello che le parole sapranno creare…

Esserci

“Come vorrei essere” è ciò che non sei e ciò che non sei forse non lo sarai mai, perché tu sei proprio ciò che non vuoi essere. Accetta ciò che sei e sarai proprio come vorresti essere.
Questa è la voce che risuona, le parole giuste, quelle che fanno bene perché il bene serve sempre.
Ma il bene non è mai per se stessi, è sempre per qualcun altro pertanto…perché amare se stessi se si ama sempre di più qualcun altro?
“Come vorrei essere” è ciò che mi hanno detto che dovrei o ciò che vorrei veramente? Che cosa voglio? Odio questo tipo di domande soprattutto quando sai che risponderai la cosa  che ti farà acquistare quei mille punti e un bonus con i tuoi che ci tengono tanto...
Ma dai… ma che ci guadagni?
Molto direi visto che me la sono sempre cavata così e so cosa sono, lo so bene e va bene, va bene perché mi sta bene.
E poi c’è quel condizionale che non mi fa respirare, preferisco il presente che mi libera la mente.
Come vorrei essere è quella domanda così scontata e oggi si sconta tutto nella vita, anche se la tua vita tu l’hai già pagata e qualcuno te l’ha già contata.
Dunque io voglio e, se voglio, voglio ora e non domani e neanche tra un anno.
Io voglio perché ci sono e, se ci sono, io sono.


Regina Re