mercoledì 10 ottobre 2012

Un peccato di lusso



Siamo o no comuni mortali? Siamo o non siamo esseri umani?
Umano è limitato e si autolimita con il peccato.
Bene, i peccati di gola a tutti sono concessi, che poi vai in un centro e ci lasci pure gli interessi.
L’avaro sarà l’ultimo uomo sulla terra, l’unico sopravvissuto che si salverà il….
C’è poi chi si sente superiore e invece è soltanto un gran ……
Con tutto il rispetto per chi poi si adira e contro il superbo sfoga la sua accidia.
Ma c’è un altro stato che considero il peccato più elevato.
Per chi non gode appieno di nulla, l’invidia se lo mangia  e se lo….
Non amo essere scurrile e, mantenendo un tono pacato, punto dritta al sommo peccato:


“Scomponiti”
 

E chi non compra un vino per l’etichetta, un paio di scarpe per il tacco ed una donna per il suo culo?
E’ un lusso diciamocelo, l’esagerazione concessa all’occhio, una lussazione dell’oggetto, la visione parziale di zone buie illuminate.
Il resto è noia e ripetizione, un fritto misto dell’interezza, un corpo scomposto, ad ogni parte un numero.
Il più alto al centro.
Calamita mi tiri, quattro frecce, ferma la macchina che fai il botto.
Non ti specchiare che ti puoi vedere.
Non guardarti negli occhi, occhio è confronto che non reggi.
E’ un lusso che non ti puoi permettere.
Sentiti vivo in questo istante, quando freccia e croce sono simboli di corpi diversi. Una concentrazione di organi.
Il sole in un pozzo di gesti e movimenti.
E più sei pieno di vuoto e più ti svuoti riempiendo.
Vola farfalla, vola e lasciati ammirare…
che la polvere si perde in un battito di ali


Regina Re








martedì 9 ottobre 2012

Quello che le donne non dicono










Quello che le donne non dicono


"Mi scusi ha da accendere"?


Un modo come un altro, il più vago, perché sappiamo che ci vuole un certo tatto nell'approccio. La prima mossa è far finta di cercare nella borsa e tirare fuori le cose più inutili, tipo un ombrello tascabile quando c'è il sole, un tappo di sughero (cazzo ci fa un tappo nella mia borsa?), un rossetto, aspé no, quello no, il tampax no!!! Il tipo di Mr. si riconosce mentre è in atto la ricerca dell'accendino. 


Mr. Kleenex e mi sorride a qualche metro di distanza, anche se non ci ha capito molto, quello che solitamente gli è dato capire delle donne. Lui neanche fuma, forse ha smesso di fumare poiché si sta fumando quella penna che aveva nel taschino, mentre parla con il suo amico e comincia a distrarsi. 

Mr. Kleenex è il classico tipo usa e getta, un individuo leggero, salutista, involontariamente trasparente, il suo packagin sembra racchiudere prestazioni infinite ma l'aspettativa che genera supera di gran lunga la sua migliore performance. Mr. Kleenex sicuramente fa aerobica e step, è noioso, mette in pratica le istruzioni per l'uso ma salta sempre un punto. Quello fondamentale. L'alfabeto per lui arriva fino alla F e ricomincia. Una palla infinita.

Mentre Mr. Kleenex sta pensando a come "usare" quella carrozzeria e a come rottamarla, vedo avvicinarsi da lontano Mr. Mocio. Lo si riconosce dalle protuberanze capellifere che hanno assunto le sembianze di un pechinese abbandonato che implora una toletta. M. Mocio si spruzza il deodorante sui capelli, il lavaggio lo effettua quando la folla apre un varco al suo passaggio. Ha l'ascella pezzata, sotto la quale la flora ha assunto l'aspetto delle alghe degli abissi e il puzzo delle stesse stagnanti sulla riva. Insomma il classico mangime per pesci rossi. Mi viene in mente il pesce rosso che mi avevano regalato e che  dopo una settimana è finito per errore nello scarico. Al bambino ho raccontato che era volato dalla finestra come Nemo. "Ma mamma, qua non c'è l'oceano"! Guardo fuori la finestra e vedo la discarica. "Sí ma c'è l'Osceno, non lo vedi?".

Mr. Mocio è l'O'scemo. Lui ha sempre una sigaretta rollata in bocca, spenta. Ha sempre un filtro pronto incastrato nel tunnel dilatatore applicato al lobo. Nelle tasche che arrivano ai piedi solitamente tiene l'attrezzatura per farsi le canne. Da lui mi posso aspettare i fiammiferi e sicuramente l'incendio doloso della sua testa che è un deposito di foglie secche in pieno autunno, mentre svengo per la puzza dell'essere e per quella dello zolfo dei fiammiferi. Me lo immagino nudo, con gli addominali sblusati, col tatuaggio di Bob Marley proprio sul pube. La canna è vivente (si fa per dire), spenta, moscia, all'ingiù, sebbene sulla punta si sia fatto tatuare il braciere rosso fuoco. Lui non porta le mutande e neanche i calzini poichè è fedele al sandalo quattro stagioni. Lo chiamano proprio “Sandalo”. Ha le unghie dei piedi con le tips, color marciapiede. 

Mr. Mocio a letto sta sotto, non si muove. Neanche viene, al massimo sviene.  Il suo sport preferito è la gara di rollo in motorino oppure fare la canna con una mano in tasca mentre parla con le guardie che ce l'hanno schedato tra i biglietti da visita. Neanche mi ha vista. Intanto io mi sono seduta a questo tavolo del bar e ho ordinato un Martini. Il Martini è sensuale, diciamocelo. Mi immagino sempre il tipo figo che mi guarda da dietro gli occhiali e si tocca le labbra, mentre io mi strozzo con l'oliva. Lui magari si aspetta che il mio vestito cominci a sfilarsi come quello della bionda mozzafiato ma Mr. Mocio non è quel figo e sono sicura che a me il vestito si aprirebbe accazzo, dunque poso la mia borsa e continuo a sorseggiare il Martini con la mia sigaretta in mano guardando dalla parte opposta a Mr. Mocio che avanza flemmatico. Mr. Kleenex è stato trascinato nel bar dal suo interlocutore, ogni tanto sbircia, controlla la mia posizione. 

Ecco arrivare da lontano con passo veloce Mr. Bean, in giacca e cravatta Tecnocasa e con la valigetta incorporata. Mr. Bean ha l'aria pensierosa, ogni tanto si passa la mano su quei quattro capelli che gli sono rimasti. Lui forse fuma la pipa. Sí me lo immagino in poltrona con calzino lungo, ciabatta e vestaglia stile Tinto Brass e con la pipa in bocca. Secondo me porta il perizoma. Si toglie gli occhiali e chiama la moglie quando ha voglia di tenerezze. Minna, la moglie, una volta era un uomo. Ora  è un donnone di brasiliana in vestaglia con le unghie laccate rosa sciocching che con voce suadente si rivolge a Mr. Bean: "Meu  amor, meu bebê quer sua chupeta!" e gli accende la pipa con il famoso accendigas "l'Uccello di fuoco", quello che Alessi disegnò subito dopo il "Merdolino", lo spazzolino per il water! Mr. Bean tira la pipa mentre Minna soffia sulla punta dell'accendigas a forma di cazzone stilizzato come nei film Western. Questa cosa lo fa eccitare e lei lo sa. Minna allora gli canta la sua canzone  preferita, quella che li ha fatti innamorare durante un karaoke in un locale molto chic: "Una sera cum meu amigu in mea casa di Bahia sentivamu Wanna Marchi che ammurbava u corassau. Quando a un tratto amigu meu disse donde sta u ceu io rispondo amigu meu como sempre in fondo a deu!"

Mr. Bean è già a quattro zampe, Tony è  il suo idolo, non il Little, Tony Tammaro!

Minna allora lo sculaccia con la paletta per le mosche, pure quella Alessi, a forma di mano che ti manda affanculo con il dito, la "Fucking-fly". È lei che li sceglie queste chicche di design.  Minna continua a canticchiare la canzoncina erotica: "perchè è uno sciocco, porch' è un strunzu, perchè è uno sciocco...No, è propriu strunzu! Cin cin cin cin cin...Cin cin cin cin cin!"


"Il Martini glielo offre quel signore in abito scuro!"

Il cameriere ha interrotto le mie fantasie idiote su Mr. Bean e Minna.

Mr Been si è seduto al tavolo e non fuma la pipa, ha ordinato un tè verde.

Mr. Kleenex sta forse lanciando l'amo?

No, non è lui, un attimo ma quello è...ma sí, è proprio lui! Mr. Big...B-I-G?..8000 puntate di Sex and the city...il S-E-X , capito? Quello che in ogni puntata tutti lo fanno, in tutti i modi, in tutti i luoghi e con tutti, e con tutto. E tu? Te stai lì col cofanetto edizione speciale, con tutte  le puntate della serie, chiusa, tombata in casa. Alla fine sei confusa, sai tutto sul sesso e un cazzo sulla città, hai una libido da zoccolone stile Samantha, la vocazione da Monaca di Monza di Charlotte, le voglie di Miranda (in mancanza di sesso c'è sempre il cibo e il telecomando, e il vibratore) e lo stile superfashion di Carrie (inutile imitarla, tanto Big non te lo trombi manco sopra un sandalo alto 20 cm e un paio di mutande girofica firmate al posto del vestito. Cioè non te lo trombi perchè nel frattempo ti sei rotta una gamba per attirare l'attenzione del Mr.)

Mr. Big fuma il sigaro, non ho dubbi, lui è un'edizione limitata, non è "per tutte", è per una, benché gli è dato farsele tutte per poter selezionare la numero uno. Lei è la fortunata, invidiata, cornificata. Lei attende il Big-Sex, che capita quando meno se lo aspetta. Lui sbuca all'improvviso da dietro l'angolo con un mazzo di palloncini, con una bottiglia di champagne o in mezzo alla strada con la sua Limousine. E lei aspetta e pensa: "Ma quando mi sveste?" Prima o poi, prima però la investe con la sua limousine. Figherrima la scena di lei che si sveglia in sala gessi con Big che le dice: "Hey baby, non c'era altro modo per fermarti! Ora mi occuperó io di te!"

E lei mummificata: "A parte me ci sono altre parti da occupare! Quelle libere sono poche!". Mr. Big genera l'assatanata attesa, ragion per cui prima che si verifichi il Big One, il Big Bang, il Big Mac, mi sono già rotta al pensiero. Dopo l'Opera, il teatro, la mostra, la Tour Eiffel, ce vuole il Mothel, una settimana di chiusa con prescrizione medica di sane dosi di Nerchiolas e Favagon.


"Ti serve un accendino?"

Mi volto mentre Mr, Big svanisce dai miei pensieri e al suo posto appare un giovane che si è appena seduto al mio tavolo. Sfacciato quanto basta per attirare la mia attenzione. 

"Come mai sola?" mi chiede.

"Aspetto una persona..." rispondo

"E com'è questa persona?" chiede in tono divertito.

"È sfacciata, carina e vorrebbe fare sesso con me" rispondo con la faccia da culo.

"E tu che cosa vorresti fare con lui?" sussurra lui nel mio orecchio non notando il culo!

Questo chi sarebbe l'Enigmista? Gli devo fare un disegno? Parla italiano?

Non ci sono più i giovani di una volta, i bulli del sabato sera, quelli senza cuore. Questi nuovi giovani hanno seguito i corsi: "Come farsi ascoltare da una donna per farsi la donna!". Le donne non vogliono parlare, cioè lo vogliono ma anche “dopo”! Prima vogliono l'animale, lo psicologo lo pagano perché non trombano, capito?


"Glielo dico dopo che l'ho fatto!" rispondo al Mr. con il sopracciglio alzato e —> "SEI DI LEGNO?"

C'è anche qualcuno dietro di me che suggerisce, probabilmente Mr. Kleenex dall'interno del bar gli sta facendo qualche segnale inequivocabile tipo:"usalo =====D"


"Sono curioso! Sei una donna misteriosa, mi attrai!" il giovane sembra divertito.

Ha perso troppi anni dietro ai videogiochi, a passare livelli con i suoi amici. Già me lo immagino a studiare le mosse per il livello 1, 2, 3...tanto c'ha un sacco di vite, che gli frega. La tipa sta lí che aspetta. Si sceglie pure le misure, quarta sopra, tunnel sotto. Le azioni possibili:  += entra, - =esci, • = punto G (se lo trovi 10.000 crediti), Î = salto, x=abbraccio, k=bacio, spostamenti, avvitamenti, scheda posizioni vincenti, 360 possibili. Intanto Lara Croft sta ferma di fronte alle prove dell'imbecille che si dimena.

Lo strumento scelto può al massimo accendere la mia sigaretta.

Il tipo di Mr. si riconosce anche dall'accendino. 

Accendo la mia sigaretta e mi alzo dal tavolino delusa: "Addio Bic!".

Lui è ancora con il suo accendino in mano. Mi dirigo verso il bar.

Mr. Kleenex ora sarà utile a qualcosa.


“Hey tu, l’hai detto a me? No dico l’hai detto a me?”

Mi volto e vedo Mr Bic che si rivolge in tono provocatorio a Mr Bean.

Mr Bean si guarda intorno per capire se la domanda è ringrazio volta a lui o a qualcun altro ma la risposta arriva dalla panchina dove Mr Mocio si è sbragato a rollarsi una sigaretta: “…no l’ho detto a tua sorella!”

“Ah, allora ho sentito bene, dai ripetilo forza ripetilo un’altra volta…” continua Mr Bic allontanandosi da Mr Bean che ancora non riesce a capire la connessione tra la domanda e la risposta e sta tracciando una linea lungo i puntini numerati.

Mr Mocio distoglie lo sguardo dal suo capolavoro che tiene tra le mani, si toglie il filtro dal lobo per completarlo, guarda distrattamente Mr Bic che avanza impettito verso di lui e poi riabbassa la testa come se niente fosse. “Me lo togliete di torno per piacere? “ aggiunge sospirando con la sua sigaretta in bocca mentre accende il fiammifero.

Ed ecco materializzarsi tra i due Mr Kleenex che come Superman sembra sbucato dal nulla: “State calmi, siamo in un luogo pubblico, per piacere evitiamo scenate…”

A questo punto interviene Mr Big dal bancone del bar che, voltandosi di scatto con il sigaro in mano e con le braccia tese allargate nell’esecuzione di un inchino danzante, con il sorriso da Joker annuncia: “No perché io amo vedervi litigare!” Poi si dirige dritto verso di me.

Non posso fare a meno di alzarmi andargli incontro e, quando sta per abbracciarmi, allungare una mano verso i suoi capelli e scomporli e dirgli mentre l’ho già oltrepassato: “Io amo vederti spettinato!”. Credo che sia rimasto in quella posizione come una statuina mentre io mi dirigo verso il bancone, prendo il calice di Big e lo alzo rivolgendomi al pubblico presente: “A voi, che non avete ancora capito che quello che le donne non dicono…è meglio che non lo dicano!” e me ne vado mentre il sipario si chiude sull’equivoco mai risolto, sul silenzio che non ha anagrammi ma nasconde significati sconosciuti a chi non lo ascolta.


Regina Re


*Brano di coda:

“…oh girls they want to have fun
oh girls just want to have…

That’s all they really want some fun…”


Girls Just Want To Have Fun di Cyndi Lauper (1983)



















martedì 2 ottobre 2012

la componente




Sfogli le pagine, lentamente, attenta a non saltarne neanche una.
Lettura distratta, limitata alle immagini. I particolari saltano fuori e si aggrappano ai tuoi occhi stanchi di sforzarsi a comprendere le parole.
Specchi intorno a riflettere un mondo chiuso in una stanza, cerchi qualcosa tra le tante, non sai esattamente come e dove, sai solo che qualcosa può sempre cambiare le altre.
Il rumore diventa più forte, a tratti, nessun fastidio se qualcuno entra e si siede accanto a te. Hai un numero che ti dà la precedenza, non corri alcun rischio, hai un posto, un codice, un colore per ora fisso.
I colori sono importanti, dai colori dipendono i codici e dipendono tante altre cose.
Ma c’è una componente che abita la  zona gamma di una parte di te che non ti è molto chiara. Non ci sono raggi ma catene leggere, in questa regione  dove un solo clone è abilitato a produrre plasmacellule fatte in serie.
E’ l’unica parte di te che non vuoi conoscere troppo bene.
La componente è fondamentale, ti dà un tocco di stile, ti differenzia in qualche modo da quelli fuori questo mondo chiuso. Il tipo di componente ti distingue da quelli dentro, seduti accanto a te. Molti hanno maschere,  non c’è smog ma la loro aria deve essere comunque filtrata dalle minacce microscopiche nascoste.
Il tuo colore non è importante e non è quello della tinta per i capelli.
Per una volta ti senti fortunata a non avere un colore importante, a non avere la precedenza. Non sei tu a darla per galanteria, semplicemente spetta ad altri.
Quello più simile al colore che hai in testa si sarebbe abbinato di più alla tua mise ma preferisci non essere coordinata, meno intonata, meno controllata.
Dal colore dipende l’attesa. Lo stesso colore che al semaforo ti fa scattare in avanti, qui ti tiene fermo per ore. Fermo a pensare quando sarà la tua prossima attesa.
Non dipende mai da te, dipende dal caso, dalla lettura di altre pagine, da numeri, da dati che si preferisce restino invariati. La stabilità non riguarda soltanto la mente, il tuo lavoro, il tuo conto in banca, il tuo rapporto.
La stabilità sta anche in quell’angolo del tuo salotto dove un mobile è stato posto ed è lì, fermo, ad aspettare che ogni tanto ti ricordi che esiste. Non è un elemento fondamentale, non ti cambia la vita la sua presenza ma occupa uno spazio, un piccolo spazio dove non puoi metterci niente altro. E’ un regalo, è un cimelio di famiglia, di certo non puoi darlo via. Ma se potessi, preferiresti avere quello spazio vuoto, da riempire con niente che non sia strettamente necessario. Necessaria è l’attesa.
La stabilità di una componente è inversamente proporzionale alla quantità ma non è mai certezza assoluta, anche se la certezza non la si ha mai di nulla.
I tuoi libri sono custoditi, sei scomposta in dati che speri si ripetano a vita invariati, capitoli monotoni che si aggiungono ormai di rado alla tua storia.
La creatività non è la benvenuta in questo salotto.
Ci si siede e si aspetta, nell’attesa di qualcosa che mai potrebbe arrivare ma che preannuncia continuamente una sua visita a data indefinita.